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La Qualità e l’Aria

L’ elemento aria nelle varie culture

Abbiamo già parlato della nozione di Qualità, importante e potente mezzo al servizio dell’uomo in campo industriale, economico, sociale e perché no, anche spirituale e filosofico.

L’associazione con l’elemento aria non è un caso e lo vedremo più avanti, in un’ottica speciale. Gli uomini fin dai tempi antichi hanno dato un significato particolarmente speciale all’aria, che va a coincidere nella sua totalità con l’importanza della nostra atmosfera.

Già il filosofo Anassimene di Mileto (585 o 584 a.C.- 528 e 524 a.C.) – così come Talete di Mileto ma a differenza di Anassimandro – riconosce come principio delle cose una determinata materia; nel suo caso specifico per l’appunto l’aria. L’aria è il principio del movimento e di ogni mutamento, ma anche la forza che anima il mondo e generatrice di tutte le cose che ci sono, ci saranno in futuro e ci sono state.

Per Anassimene l’aria trasforma le cose attraverso due modi: la condensazione, che porta alla generazione dei venti, delle nuvole, dell’acqua, della terra, ecc. ; e la rarefazione da cui ha origine il fuoco. Il caldo ed il freddo pertanto sarebbero degli effetti di questi processi appena descritti.

«Come l’anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l’aria circondano il mondo intero.». Un mondo paragonato ad un enorme organo vitale, il cui respiro dell’aria costituisce la sua anima e la sua vita.

Nell’induismo troviamo parecchi riferimenti al respiro, al soffio vitale presente in un organismo ovvero il prāna; l’ arte del respirare di stampo buddhista, tesa alla ricerca dell’equilibrio personale, trae ispirazione proprio dall’elemento aria (vāyo dhātu) analizzata sia sotto l’aspetto intrinseco del respiro dentro-fuori (assāsa passāsa) sia dal punto di vista esistente fuori dal corpo umano come ad esempio i venti.

È interessante ed affascinante notare un certo parallelismo con il concetto filosofico greco di pneuma, ripreso per esempio da Diogene di Apollonia (V sec. a.C.), discepolo di Anassimene.

Forse dovremmo soffermarci un attimo e riprendere in mano queste preziose fonti, per riconsiderare il valore fondamentale della nostra atmosfera e dell’aria in genere, molto spesso trascurate e danneggiate dalle nostre attuali azioni.

 

Qualità dell’aria: cosa si intende?

Negli ultimi tempi sui social network e sui principali mass-media circolano parecchi termini legati all’ambiente e all’inquinamento, fra cui “Qualità dell’aria”. Conosciamo meglio questo concetto e diamo altri riferimenti più precisi.

Con l’espressione qualità dell’aria si intende la valutazione qualitativa e quantitativa degli inquinanti presenti nell’atmosfera, ossia di quelle sostanze, pericolose per la salute degli esseri viventi o dannose per i materiali, emesse direttamente da attività umane e da eventi naturali (inquinanti primari) o prodotte successivamente in seguito a reazioni in atmosfera tra sostanze presenti in essa (inquinanti secondari). (Treccani).

Una definizione molto precisa che ben si collega alle prerogative della nostra vita e della propria salute: lo sanno bene ad esempio i londinesi del 1952 e … chi ha visto la nota serie tv targata Netflix The Crown. Nel quarto episodio della prima stagione “Act of God”, fra le molteplici ed intricate vicende della compianta Sua Maestà la Regina Elisabetta II incombe una situazione alquanto drammatica: il Grande Fumo di Londra.

Lasciamo da parte le semplificazioni della sceneggiatura ed esponiamo i fatti. Nel dicembre di quell’anno la metropoli britannica affrontò alcuni giorni di nebbia fitta, densa e maleodorante come non mai.

Il vivo ricordo è impresso nel libro per l’infanzia A Dog so small (1964) della scrittrice Philippa Pearce 1920-2006), in cui si descrive che “… il cielo è caduto e giace su Londra, in una nebbia unta e di colore giallo-grigia zuppa-di-piselli .

Intralcio della circolazione stradale, interruzione degli eventi sportivi, quelli teatrali e della vita pubblica in generale furono solo alcuni degli effetti maggiori.

Le cause di questo fenomeno furono la combinazione di particolari e sfavorevoli condizioni meteorologiche ed un intensa emissione di sostanze tossiche proveniente dai fumi delle utenze domestiche, dalle fabbriche del circondario e dalle centrali elettriche a carbone.

Vennero dunque riversati in atmosfera quantità considerevoli di molti composti dello zolfo e di particolato carbonioso in concentrazioni abnormi, creando le condizioni perfette di una catastrofe ambientale.

La popolazione londinese venne successivamente colpita da infezioni all’apparato respiratorio e cardio-vascolare, polmoniti, bronchiti ed altri malanni; i principali media inizialmente ignorarono o sottostimarono grandemente il problema ambientale, più concentrati sull’aumento dei furti in casa e del crimine per strada.

Le autorità pubbliche ipotizzarono inizialmente un’epidemia influenzale particolarmente severa, ma le stime e le analisi statistiche rimanevano alquanto discordanti, non riuscendo a spiegare quei 12-13 mila morti in più nelle settimane e nei mesi successivi al diradarsi della nebbia, dopo 5 giorni di stagnazione sulla metropoli britannica.

In seguito approfondite valutazioni portarono a esacerbare il ruolo dell’inquinamento atmosferico nell’aumento della mortalità e delle patologie dei cittadini. Da allora, il Grande Fumo di Londra viene considerato come una pietra miliare in termini di impatto sulle scienze ambientali, percezione pubblica dell’inquinamento e azioni legislative dei governi.

La Londra del passato

Questo episodio non è stato certamente un evento unico. Il problema delle nocive nebbie londinesi viene da lontano, e già nel 1880 il noto meteorologo Rollo Russell (1849-1914) lo mise in luce: “numerosi decessi si verificano nel corso dell’anno per nebbie di fumo, non insolitamente fitte, che producono o aumentano malattie dei polmoni.”

Proprio la capitale britannica ispirò il cronista e funzionario John Evelyn (1620-1706) a compilare il manifesto Fumifugium; or the Inconvenience of the Air and Smoke of London Dissipated del 1661, uno dei primi concreti scritti che realmente tratta con serietà l’inquinamento atmosferico.

Tornando ancora più indietro, le prime avvisaglie sulla scarsa qualità dell’aria risalgono addirittura al XIII secolo, e possiamo a tal proposito nominare anche il Grande fetore (The Great Stink) dell’estate del 1858.

Miasmi e nebbie di tal genere erano talmente comuni fra gli anni ’30 dell’800 e gli anni ’60 del ‘900 che molti scrittori si sono cimentati nella loro narrazione e molte vignette (celebri quelle del Punch) le hanno rappresentate in salsa satirica su tanti pamphlet e riviste, oltre che a creare un certo folklore nella cittadinanza.
La nebbia malsana diventa protagonista delle atmosfere di racconti e romanzi inglesi, un vero luogo comune letterario protagonista delle storie di Edgar Allan Poe, Charles Dickens e Robert Louis Stevenson.

Portiamo come esempio il romanziere americano Herman Melville (1819-1891) l’autore di Moby Dick e Bartleby lo scrivano. Nel suo Diario di viaggio a Londra e sul continente del 1860 afferma : “Dopo essere uscito stamattina incontrò la nebbia londinese “zuppa di piselli”all’antica maniera”. Termini come “pea-souper” e “London particular” diventano dunque gergo colloquiale per definire lo smog.

 

Il Green Deal europeo

L’episodio londinese stimolò nei decenni successivi una particolare sensibilità nelle tematiche ambientali e della lotta alle emissioni dannose, fino ad arrivare al recentissimo Green Deal promosso dall’ establishment europeo. Questo esteso progetto viene messo in luce nel dicembre del 2019, ed abbraccia molteplici indirizzi ecologici: acqua e aria più pulite; edifici efficienti sotto il punto di vista energetico; sana alimentazione accessibile a tutti; maggior sostegno ai trasporti pubblici; energia pulita; sviluppo industriale e politiche occupazionali in linea con gli obbiettivi strategici; politiche di consumo orientate a prodotti più duraturi e riutilizzabili, riparabili, riciclabili.

Naturalmente il documento è funzionale e strategico ad altre iniziative sorte in epoca recente per gestire il cambiamento climatico e l’effetto serra. A proposito, sappiamo cosa significano esattamente queste parole? Ne approfondiremo gli aspetti nei prossimi contributi.

Nel frattempo, guardiamo con positività questa direzione presa dall’Europa, che pone come obbiettivi principali:

  • nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra;
  • la crescita economica venga dissociata dall’uso delle risorse;
  • nessuna persona e nessun luogo siano trascurati.

Oltre che lasciarsi alle spalle la famigerata pandemia di Covid-19, che ha colpito nel profondo tutti noi europei e non solo. Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Bibliografia ed approfondimenti

 

  • Abbagnano Nicola, Storia della filosofia. Volume I – il pensiero greco e cristiano: dai Presocratici alla scuola di Chartres, Novara, Istituto Geografico De Agostini s.p.a., 2006.
  • Anassimene di Mileto, in Dizionario di filosofia, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2009).
  • Diogene di Apollonia, in Dizionario di filosofia, Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2009).
  • Prana, in Vocabolario Treccani online, Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
  • Mahatthanadull, Sanu. (2016). The Art of Breathing: Buddhist Principle and Methods. Commemorative Book, The 2nd MCU International Academic Conference, May 19, 2016, (Bkk: JPrint Mahadhat, 2016). 141-154.
  • Alessandro Di Menno di Bucchianico , Aria, Qualità della, Enciclopedia Italiana – IX Appendice (2015).
  • Bell, Michelle & Davis, Devra & Fletcher, Tony. (2004). A Retrospective Assessment of Mortality from the London Smog Episode of 1952: The Role of Influenza and Pollution. Environmental health perspectives. 112. 6-8. 10.1289/ehp.6539.
  • Davis, Devra & Bell, Michelle & Fletcher, Tony. (2003). A Look Back at the London Smog of 1952 and the Half Century Since. Environmental health perspectives. 110. A734-5. 10.1289/ehp.110-a734.
  • Corton, Christine. (2021). London Fog as Food: From Pabulum to Poison. 10.1007/978-3-030-74443-4_16.
  • Russell, Rollo (1880). London Fogs. London: Edward Stanford.
  • Brimblecombe, Peter. (2006). The Clean Air Act after 50 years. Weather. 61. 311-314. 10.1256/wea.127.06.
  • Brimblecombe, Peter. (1976). Attitudes and Responses Towards Air Pollution in Medieval England. Journal of the Air Pollution Control Association. 26. 941-5. 10.1080/00022470.1976.10470341.
  • Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni – Il Green Deal europeo (COM/2019/640 final).
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