La testimonianza di Orazio
“…Nec tantus umquam Siderum insedit vapor siticulosæ Apuliæ…”
“… Mai tanta arsura calò dalle stelle sopra la Puglia assetata…”
Questo passaggio è direttamente ripreso dagli Epodi di Quinto Orazio Flacco (Quintus Horatius Flaccus; Venosa, 65 a.C. – Roma, 8 a.C.), notissimo poeta romano originario di Venusia, città posta in linea di mezzo fra la Lucania e l’ Apulia; l’odierna Basilicata.
Gli intenti dell’autore venosino erano quelli di motteggiare benevolmente il suo promotore e protettore delle arti e delle lettere Gaio Cilnio Mecenate (Caius Cilnius Maecenas; Arezzo, 68 a.C. – 8, a.C. ), “reo” di avergli fatto assaggiare una pietanza a base di aglio; alimento di certo non molto apprezzato leggiamo per intero il terzo epodo.
Andando nel sottile, possiamo comunque notare una constatazione che da millenni affligge il territorio pugliese ed in generale il Meridione: la siccità e la penuria d’acqua che lo contraddistingue, e dunque pure il suo approvvigionamento e la conservazione.
Il concetto è rafforzato ulteriormente da Orazio in un’altra sua opera, i Sermones. Nel 1° libro, e più precisamente nella quinta satira, descrive un viaggio da Roma a Brindisi in cui dapprima menziona il vento di sud-ovest che sferza il Tavoliere in maniera soffocante e opprimente:
“Incipit ex illo montis Apulia notos ostentare mihi, quos torret Atabulus…”
“Da lì la Puglia inizia a mostrarmi i noti monti, che lo Scirocco (Atabulus) inaridisce…”
e poi ribadisce, specificando così ai suoi compagni di viaggio esterrefatti, che contrariamente a quanto accade a Roma, così ricca di fontane, terme, acquedotti;
“venit vilissima rerum hic aqua”
“qui tra le più comuni cose si vende l’acqua…”
Nella città che non si può mettere in versi (“oppidulo, quod versu dicere non est”) – probabilmente Ascoli Satriano, nome complesso da implementare nella metrica dell’esametro – l’acqua non è più una sostanza di poco conto, quasi trascurata. Essa diventa merce preziosa, una commodity con un preciso mercato di riferimento.
Continuando, subito dopo Orazio offre al lettore alcuni “consigli per gli acquisti”, indicando il pane di quella città come ottimo (tanto che i viandanti ne fanno abbondante scorta); infatti quello prodotto nella vicina città fondata da Diomede, la Canosa (Canusium) “povera d’acqua” (“aquæ non ditior urna”), è duro come la pietra (“lapidosus”).
Ancora l’acqua e la sua scarsità sono menzionate nel finale del 3° libro delle Odi, dove nel trentesimo componimento Orazio parla cosi nei confronti dei posteri che lo leggeranno:
“Dicar, qua violens obstrepit Aufidus et qua pauper aquae Daunus agrestium regnavit populorum, ex humili potens, princeps Aeolium carmen ad Italos deduxisse modos.”
“E di me si dirà, anche là dove strepita impetuoso l’Ofanto in piena, in quella terra sempre avara d’acque ove Dauno regnò su genti agresti, che sono stato il primo – io, d’umili natali fatto illustre – ad aver trasferito la bellezza del canto greco ai versi degli Italici.”
Acqua e territorio
L’esempio portato in dote da Orazio è solo uno degli innumerevoli riferimenti all’importanza dell’acqua presente nella letteratura, nelle arti e nella filosofia della storia umana, ma fornisce anche una chiave di lettura sul connubio “presenza umana e territorio”.
L’uomo ha infatti legato la sua stanzialità, cioè la tendenza a risiedere stabilmente in un luogo, in posti dove erano presenti condizioni favorevoli per usufruire di risorse idriche: attenzione, l’aggettivo favorevole non deve trarre in inganno.
Infatti non necessariamente favorevole significa solo ed esclusivamente abbondante; ed a dimostrazione di ciò ritroviamo pertanto insediamenti umani anche in luoghi dove l’acqua è scarsissima.
L’importanza dell’acqua colpisce anche la geopolitica, per mezzo dei conflitti avvenuti in passato, nel presente e che avverranno in un futuro ad esempio per il controllo e la gestione delle cosiddette transboundary waters, cioè le acque transfrontaliere.
Esse sono le falde acquifere e i bacini lacustri e fluviali condivisi da due o più Paesi. In cifre, Le acque transfrontaliere rappresentano il 60% dei flussi mondiali di acqua dolce e 153 paesi hanno territorio all’interno di almeno uno dei 286 bacini fluviali e lacustri transfrontalieri e 592 sistemi acquiferi transfrontalieri.
Solo 32 Paesi hanno il 90% o più del proprio bacino transfrontaliero coperto da accordi operativi, e solamente 24 nazioni riferiscono che tutti i loro bacini transfrontalieri sono coperti da accordi di cooperazione.
È chiaro dunque, dalla qui breve lettura offerta dal report delle Nazioni Unite, che siamo di fronte ad una insufficiente cooperazione internazionale, che assume un impatto rilevante anche in ottica della qualità dell’acqua e del suo inquinamento, del rispetto dei diritti umani, della sanità pubblica, del cambiamento climatico e della gestione delle risorse naturali ed energetiche.
Di converso però, sono sempre in crescita negli ultimi anni le attenzioni a tematiche legate all’idrodiplomazia ed ai suoi interessanti sviluppi.
L’idrodiplomazia, cos’è ?
Questo termine è di recente diffusione, ed ancora non ha una definizione dai contorni ben definiti sia in ambito politico sia nei meandri della letteratura accademica. Effettivamente, molte pubblicazioni accademiche utilizzano questa denominazione implicitamente oppure non fornendo alcuna chiara esplicazione. Delle discussioni sul termine “idrodiplomazia” (hydrodiplomacy) altrimenti definita “diplomazia dell’acqua” (water diplomacy) comunque possono distinguersi alcuni schemi generali di riferimento.
In primis, la diplomazia dell’acqua è considerata un sottocampo delle interazioni create dalla diplomazia tradizionale, il cui vertice è giust’appunto collocato intorno alla materia acqua. Un esempio esposto da alcuni eminenti autori è “la diplomazia dell’acqua è una branca della diplomazia, applicata ai negoziati bilaterali e multilaterali sulle questioni idriche all’interno degli e tra gli Stati”.
Gli studi in parola non specificano nel dettaglio quali “questioni idriche” concernono i campi d’azione di questa tipologia di diplomazia, ma tendenzialmente essi hanno come argomenti di discussione la disponibilità e la quantità d’acqua.
In seconda istanza, per molti studiosi e attori politici un elemento costitutivo dell’idrodiplomazia è un approccio multilivello e diversificato , ovvero costituito da molteplici entità sia governative sia private che dialogano fra di loro valicando i normali canoni diplomatici.
livelli come parte integrante. Spesso, per significare maggiormente quest’accezione è usato il termine anglosassone “multi-track (water) diplomacy”.
La dizione appena menzionata riprende in verità la filosofia esposta nel paragrafo precedente di prevenzione e risoluzione dei conflitti legati all’acqua – ora però estesa in ottica generale – dando così vita ad una rafforzata cooperazione fra le parti.
I correlati argomenti di disponibilità delle risorse idriche, così come il loro utilizzo o allocazione vengono pertanto messi in luce sotto i riflettori della diplomazia preventiva. Diplomazia che, in aggiunta, non si limita ai rapporti intestatali, ma coinvolge anche le entità territoriali entro i confini nazionali.
Seguendo un’altra via, nel terzo caso la diplomazia dell’acqua verrebbe associata da alcuni addetti ai lavori ad un sistema di negoziazioni con le relative analisi dei pertinenti processi. Qui ci sono due filosofie di pensiero, a seconda degli autori: o le trattative relative alla gestione delle acque rimangono aperte, oppure si trovano sempre soluzioni che positivamente le chiudono in ottica “win-win” .
Con questo termine mutuato dall’economia e dalla teoria dei giochi viene sottolineato il messaggio che “tutti sono alla fine vincitori e tutti ne guadagnano qualcosa, soddisfando al contempo i propri interessi”.
Infine, una parte della pregiata letteratura in materia, nonché molteplici decisori politici ampliano in visione sistemica l’idrodiplomazia, presentandola come strumento di sviluppo regionale, nonché di stabilità e di pace. Inoltre, essa fungerebbe anche in alcune casistiche come modalità di influenza negli obbiettivi di politiche estere perseguite dalle nazioni.
Le due interpretazioni della diplomazia dell’acqua
Sulla scorta di questi filoni interpretativi , denotiamo due filosofie di fondo che possono caratterizzare la diplomazia dell’acqua, riassumibili rispettivamente in:
- concertazioni orientate all’obiettivo, cioè positivamente basate su processi costrutti proiettati verso i benefici comuni, facendo al contempo leva sulle buone intenzioni della totalità dei partecipanti;
- intese orientate agli obiettivi, incentrate più che altro sulla gestione delle controversie per mezzo di vari strumenti e prassi diplomatiche, delle volte con attento focus sulla negoziazione.
Dunque, ampliamo le definizioni fornite ab initio in una più estensiva, che sintetizza tutte le correnti menzionate:
“La diplomazia dell’acqua si riferisce ai processi politici deliberativi e alle pratiche di prevenire, mitigare e risolvere le controversie sulle risorse idriche transfrontaliere e di sviluppare accordi di governance congiunti sull’acqua attraverso strumenti di politica estera, integrati nelle relazioni bi- e/o multilaterali che vanno al di là del settore idrico e che si svolgono in diversi livelli.”
In conclusione, l’idrodiplomazia è un nuovo fronte aperto nel campo della salvaguardia ambientale e della salute della popolazione umana, con geometrie che potrebbero ricordare, in futuro, dinamiche già viste nei confronti di altre risorse naturali come il petrolio, il gas naturale e le terre rare.
Bibliografia e approfondimenti
- A. Perutelli, G. Paduano, E. Rossi , Storia e testi della letteratura latina, Zanichelli editore S.p.a., 2010.
- Quinto Orazio Flacco, Odi ed Epodi, trad. italiana di Germano Zanghieri, collana Immagini e Parole, Edizioni Universitarie di Lettere Economia e Diritto – LED, 2006.
- Quinto Orazio Flacco, Satire, introduzione, traduzione e commento a cura di Lorenzo De Vecchi, Carocci editore, 2013.
- La sete in Puglia da Orazio al 1914, del prof. Vito A. Sirago, in Atti del Convegno “La ‘siticulosa Apulia’ da Orazio al 2000.
- Spilotro, Giuseppe & Ermini, Ruggero & Argentiero, Ilenia & Fidelibus, Maria & Pellicani, Roberta & Parisi, Alessandro. (2019). Le antiche culture dell’acqua.
- Transboundary waters, in unwater.org, pubblicato da United Nations – Nazioni Unite, url: https://www.unwater.org/water-facts/transboundary-waters .
- UN-Water, 2021: Summary Progress Update 2021 – SDG 6 – water and sanitation for all. Version: July 2021. Geneva, Switzerland.
- Verre, Filippo & Idrostrategici, Ab Aqua & Natali, Roberto. (2022). La dimensione crescente dell’idro-diplomazia nel XXI Secolo.
- Sehring, Jenniver & Schmeier, Susanne & Horst, Rozemarijn & Offutt, Alyssa & Sharipova, Bota. (2022). Diving into Water Diplomacy – Exploring the Emergence of a Concept. Diplomatica. 4. 200-221. 10.1163/25891774-bja10082.
- Pohl, Benjamin & Carius, Alexander & Conca, Ken & Dabelko, Geoffrey & Kramer, Annika & Michel, David & Schmeier, Susanne & Swain, Ashok & Wolf, Aaron. (2014). The rise of hydro-diplomacy. Strengthening foreign policy for transboundary waters. 10.13140/2.1.4035.5848.
- Hefny, M.A. “Water Diplomacy: A Tool for Enhancing Water Peace and Sustainability in the Arab Region.” Technical document (draft) in preparation for the Second Arab Water Forum Theme 3: “Sustainable and Fair Solutions for the Trans-boundary Rivers and Groundwater Aquifers” (Cairo: 2011).
- Williams P.A. “Turkey’s Water Diplomacy: A Theoretical Discussion.” In Turkey’s Water Policy, eds. A. Kramer, A. Kibaroglu, and W. Scheumann (Berlin, Heidelberg: Springer, 2011), 197–214; and Schmeier, S., and Z. Shubber, “Anchoring Water Diplomacy – The Legal Nature of International River Basin Organizations.” Journal of Hydrology 567 (2018), 114–20.