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Il trattamento delle acque reflue

Le acque reflue

Abbiamo estensivamente parlato di acqua sia come merce economica e sia come elemento essenziale per lo sviluppo umano da un punto di vista totalizzante: biologico, sociale, ambientale, spirituale.

D’altro canto però, la gestione delle acque come risorsa idrica non si focalizza solo ed esclusivamente sull’approvvigionamento iniziale, ma – come comprendibile – anche sulle dinamiche di smaltimento che avvengono dopo il suo utilizzo in ambito domestico, commerciale, industriale ed agricolo.

Le acque reflue sono dunque le acque che sono state qualitativamente alterate dall’azione dell’uomo a causa del loro uso nelle sfere d’influenza summenzionate. Pertanto esse non sono più idonee ad essere utilizzate in maniera diretta, poiché contaminate da vari tipi di sostanze inorganiche ed organiche dannose sia sotto il profilo della salute pubblica sia dal lato ecologico ed ambientale.

Le acque reflue perciò non possono essere ricevute immediatamente dall’ambiente stesso (suolo e corpi idrici) senza che esso venga inquinato. A tal scopo si rendono allora necessarie tecniche e metodologie di trattamento delle acque reflue.

Questo anche perché si rischierebbe altrimenti di compromettere i delicati equilibri degli ecosistemi, non più poi in grado di sostenere adeguati processi di capacità autodepurativa.

Prendiamo ad esempio un fiume per spiegare il concetto. La capacità autodepurativa consiste cioè, nella sua attitudine di ecosistema, a depurare le sue acque da qualsiasi inquinante se la contaminazione degli agenti è ancora al di sotto di determinati parametri quali-quantitativi.

È un termine autoreferenziale, contente in sé la sua spiegazione e precisamente nella sua etimologia: dal latino tardo depurare, probabilmente derivante da pus-puris «pus, marcia», quindi «togliere il pus», liberare da impurità, rendere puro.

Continuando, quindi un fiume è in grado di filtrare le sostanze organiche, nutrienti vegetali o altri contaminanti provenienti dalle attività biologiche dell’ecosistema al di fuori del fiume stesso. La capacità di auto depurazione pertanto si basa sull’attività biologica del corpo idrico.

Infatti il meccanismo citato è spesso associato all’ossidazione delle sostanze organiche da parte di organismi aerobici, dunque strettamente influenzato dalla presenza di organismi viventi presenti nell’ecosistema ed entra in gioco quando per l’appunto degli elementi di scarto sono coinvolti in alcune reazioni di tipo chimico, fisico e biologico.

Non solo, anche alcune proprietà intrinseche – già menzionate in altri contributi – della materia acqua come composto chimico H2O contribuiscono alla capacità auto depurativa di un corpo idrico in linea generale. Ricordiamone l’ottima capacità solvente  e di assorbire ossigeno.

Una volta superata la soglia di capacità autodepurativa pertanto siamo di fronte al fenomeno dell’inquinamento idrico, come dettaglieremo più avanti.

La normativa italiana offre una prima classificazione sistematica delle acque reflue, principalmente nel Testo Unico Ambientale (TUA), ovvero il D.lgs. 3 aprile 2006 , n. 152 che cita inizialmente, fra le definizioni dell’art. 74:

  • g) “acque reflue domestiche”: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi e derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche; 
  • h) “acque reflue industriali”: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici od impianti in cui si svolgono attività commerciali o di produzione di beni, diverse dalle acque reflue domestiche e dalle acque meteoriche di dilavamento;
  • i) “acque reflue urbane”: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da agglomerato;… “

Più avanti dettaglia maggiormente altre specie di acque reflue, assimilandone alcune di genere industriale/commerciale a quello domestico ai fini della disciplina sugli scarichi e sulle autorizzazioni (salvo specifiche deroghe). Ovvero parliamo, ex art. 101 comma 7 e 7 bis, di acque reflue:

  • a) provenienti da imprese dedite esclusivamente alla coltivazione del terreno e/o alla    silvicoltura;
  • b) provenienti da imprese dedite ad allevamento di bestiame; 
  • c) provenienti da imprese dedite alle attività di cui alle lettere a) e b) che esercitano anche attività di trasformazione o di valorizzazione della produzione agricola, inserita con carattere di normalità e complementarietà funzionale nel ciclo produttivo aziendale e con materia prima lavorata proveniente in misura prevalente dall’attivita’ di coltivazione dei terreni di cui si abbia a qualunque titolo la disponibilità; 
  • d) provenienti da impianti di acquacoltura e di piscicoltura che diano luogo a scarico (aventi particolari requisiti); 
  • e) aventi caratteristiche qualitative equivalenti a quelle domestiche e indicate dalla normativa regionale; 
  • f) provenienti da attività termali, fatte salve le discipline regionali di settore;

7-bis. Sono altresì assimilate alle acque reflue domestiche, ai fini dello scarico in pubblica fognatura, le acque reflue di vegetazione dei frantoi oleari […] “

In generale, nella filosofia e negli obbiettivi della Parte Terza del decreto legislativo in parola figurano gli obbiettivi di tutela delle acque dall’inquinamento, nonché la gestione delle risorse idriche. A tali scopi dunque sono impostate specifiche norme sulla disciplina degli scarichi, oltre che i corollari della difesa del suolo e della lotta alla desertificazione.

 

L’inquinamento idrico

L’inquinamento idrico, analogamente al già citato inquinamento atmosferico, è l’insieme dei processi di alterazione degli ecosistemi acquatici che portano all’immissione di sostanze le quali, vuoi per la quantità, vuoi per la qualità, ne modificano una o molteplici caratteristiche.

La definizione appena citata è incastonata nel TUA in quella più ampia di inquinamento, in forte connubio con l’inquinamento del suolo e dell’aria stessa. Effettivamente, non possiamo trascurare le matrici ambientali come dei compartimenti stagni, ma introdurli in ottica di complessità e dinamicità fra acqua-salute-ambiente-clima.

Mettendo a riferimento le 3 principali tipi di acque reflue, otteniamo che l’inquinamento idrico può aver origine urbana, industriale o domestica, ciascuna con le proprie peculiari caratteristiche. Non solo, in base ai tipi di fattori inquinanti vediamo che posso spaziare di molto, come ad esempio:

  • sostanze organiche naturali e biodegradabili;
  • sostanze organiche di sintesi o difficilmente biodegradabili;
  • sostanze inorganiche tossiche o indesiderabili a concentrazioni elevate;
  • materie solide in sospensione;
  • composti che modificano il pH dell’acqua;
  • alterazioni termiche;
  • cambiamenti microbiologici.

Il TUA definisce poi compiutamente il concetto di “scarico”, visto come  qualsiasi immissione effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo ricettore acque superficiali, sul suolo, nel sottosuolo e in rete fognaria, indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione.

Strettamente correlati poi anche le esplicitazioni di rete fognaria e fognatura separata, termini che si incontrano molto frequentemente nel settore del trattamento delle acque reflue:

“rete fognaria”: un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane; ee) fognatura separata: la rete fognaria costituita da due canalizzazioni, la prima delle quali adibita alla raccolta ed al convogliamento delle sole acque meteoriche di dilavamento, e dotata o meno di dispositivi per la raccolta e la separazione delle acque di prima pioggia, e la seconda adibita alla raccolta ed al convogliamento delle acque reflue urbane unitamente alle eventuali acque di prima pioggia

Un importante declinazione dell’inquinamento in parola è anche sicuramente l’inquinamento marittimo, le cui peculiarità d’azione sono ben note: dispersione in mare di metalli pesanti e radioattivi, delle materie plastiche, sversamenti di petrolio per incidenti, lavaggio delle cisterne delle navi etc …

Non a caso, il trasporto di merci pericolose per via marittima, regolato dal Codice IMDG (International Maritime Dangerous Goods) redatto dall’IMO (International Maritime Organization) è tendenzialmente più restrittivo rispetto alla sua controparte stradale (ADR), ferroviaria (RID) e via navigabili (ADN). Questa caratteristica è condivisa con il trasporto via aerea, regolata dalle Istruzioni Tecniche dell’ICAO (International Civil Aviation Organization).

Il trattamento delle acque reflue in letteratura

Il trattamento delle acque reflue parte da lontano, ma già Victor Hugo (Besançon,1802 – Parigi,1885) ne I Miserabili dà un esempio letterario notevole, nella descrizione del sistema fognario di Parigi:

“Parigi ha sotto di sé un’altra Parigi; una Parigi di fogne, con le vie, i crocicchi, le piazze, i vicoli, le arterie, la sua circolazione, fatta di fango al quale manca, però, la forma umana. Oggi la fogna è linda, fredda, rigida, corretta, e realizza quasi l’ideale di ciò che s’intende in Inghilterra colla parola «respectable». “

L’excursus continua e si approfondisce, offrendo al lettore una profonda riflessione che riguarda sia l’igiene dell’acqua che dell’aria, nonché la pianificazione urbana rivolta al progresso sociale.

Emerge in questo frangente la figura dell’Hugo politico, che si fonde con quella di scrittore, drammaturgo e poeta ed espone anche un affresco sociale del tempo. Ecco alcuni passi esemplificativi:

“ Le sentine e le fogne ebbero nel passato un ruolo importante. Vi nasceva la peste, vi morivano i despoti e le moltitudini guardavano quasi con timore religioso quei letti di putrefazione, mostruose culle di morte. La storia degli uomini si riflette in quella delle cloache […] la fogna di Parigi servì da sepolcro e da asilo; il delitto, l’intelligenza, la protesta sociale, la libertà di coscienza, il pensiero, il furto. Tutto ciò che le leggi umane perseguitano o hanno perseguitato si nascose in quel sotterraneo […] Cento anni orsono la pugnalata notturna usciva di là e il ladro in pericolo vi si eclissava. […] La cloaca è la coscienza della città […] il mucchio delle immondizie ha il merito di non essere menzognero […] non ci sono più false apparenze […] Là un coccio di bottiglia rivela l’ubriachezza, il manico di un paniere racconta domesticità […] il luigi d’oro uscito dalla bisca si urta col chiodo che sosteneva il pezzo di fune del suicida, un livido feto rotola avviluppato in abiti di lustrini che hanno danzato all’Opéra […] tutto ciò che prima si imbellettava ora si inzacchera. L’ultimo velo è strappato; la fogna è cinica: narra ogni cosa. ”

Ed inoltre, parlando sempre di quella che fu l’antica Lutetia romana, espone:

“Parigi butta in acqua venticinque milioni di liquami ogni anno […] Come e in che modo? Di giorno e di notte. Con quale scopo? Nessuno. Con quale pensiero? Senza rifletterci. Perché? Per nulla. Con quale organo?Per mezzo delle sue viscere. E cosa sono le sue viscere? La sua fogna. Il concime umano “efficace letame” per rinvigorire la terra viene buttato via nel mare mentre si spediscono con ingenti spese le flottiglie al polo australe per raccogliere gli escrementi delle procellarie e dei pinguini … I mucchi delle immondizie, i fetidi scoli di melma sotterranea, che il selciato nasconde, sapete cosa sono? Sono i prati fioriti, l’erba verde, il serpillo, il timo, la salvia, la selvaggina, il muggito contenuto dei buoi, la spiga dorata, il pane sulla mensa […] Così vuole quella creatura misteriosa che sulla terra è trasformazione, in cielo trasfigurazione. Restituite ogni cosa al gran crogiolo e ne scaturirà l’abbondanza […]”

In quest’ultimo passaggio di stampo ecologista, il noto romanziere francese delinea un aspetto di economia circolare ante litteram, teso al riutilizzo degli scarti ed alla riduzione dell’impatto ambientale, degli sprechi.

 

Bibliografia ed approfondimenti

 

  • Testo Unico Ambientale (TUA) D.lgs. 3 aprile 2006 , n. 152
  • Polesello, Stefano. (2020). La gestione del ciclo delle acque tra storia, scienza e letteratura. Istituto Lombardo – Accademia di Scienze e Lettere – Rendiconti di Scienze. 10.4081/scie.2018.666.
  • A.A. V.V. voce Depurare , in Vocabolario on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
  • Vittorio Cogliati Dezza, Inquinamento, in Enciclopedia dei ragazzi, Istituto dell’Enciclopedia Italiana 2005
  • Hugo, Victor-Marie, in Enciclopedia on line, Istituto dell’Enciclopedia Italiana.
  • Hugo V, I Miserabili, Garzanti ed., Milano, 1981.
  • Nugraha, W & Sarminingsih, A & Alfisya, B. (2020). The Study of Self Purification Capacity Based on Biological Oxygen Demand (BOD) and Dissolved Oxygen (DO) Parameters. IOP Conference Series: Earth and Environmental Science. 448. 012105. 10.1088/1755-1315/448/1/012105.
  • Brando, Massimo. (2017). Abstract Book. I sistemi di smaltimento delle acque nel mondo antico. Incontro di Studio, Aquileia, 6-8 aprile 2017.
  • Diamond, Robert & Kassel, Brian. (2018). A History of the Urban Underground Tunnel (4000 B.C.E. – 1900 C.E.). Journal of Transportation Technologies. 08. 11-43. 10.4236/jtts.2018.81002.
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